Raccontare l’Oasi di pace: il murales di SON come opera collettiva

Un grande murales accoglie chi passa davanti alla sede di Fondazione SON in via Trasimeno 67, a Milano. Colorato, vivo e pieno di significati, il dipinto sul muro di cinta è il frutto di un lungo percorso partecipativo che ha coinvolto residenti del quartiere, amici di SON, i bambini della Casa della carità, le famiglie accolte e due artiste, Valeria Zanoni e Anna Sutor.

L’opera nasce da un concorso di idee lanciato lo scorso anno da Fondazione SON, in collaborazione con CBM Italia, Associazione Volontari Casa della carità e Associazione Amici Casa della carità, all’interno del Patto di collaborazione che anima il “Giardino in movimento” attiguo a SON.

L’obiettivo era chiaro: trasformare una porzione di muro in una narrazione visiva collettiva, capace di rappresentare il concetto di ’“Oasi di pace”, un’espressione cara alla grande famiglia di SON. Essa, infatti, fu coniata da Antonio, che avrebbe dovuto abitare il villaggio solidale, ma che purtroppo ci ha lasciati. Fu proprio lui a immaginare per primo SON, prefigurandolo come luogo dove la fragilità potesse essere accolta con dignità, rispetto e serenità.

«Ci interessava raccontare una storia, non solo realizzare un’opera bella da vedere», spiega Cristina Sampietro, volontaria del centro di ascolto di SON. «Per questo abbiamo voluto coinvolgere la comunità fin dall’inizio, raccogliendo disegni, scritti e poesie che raccontassero cosa significasse per ciascuno il concetto di Oasi di pace».

Tra i materiali arrivati attraverso il contest, due elementi si sono rivelati fondamentali per la progettazione artistica: da una parte i laboratori creativi realizzati con una dozzina di bambini della Casa della carità, accompagnati dalle loro mamme, che hanno creato animali di carta immaginando un giardino ideale popolato da farfalle, coccinelle e bruchi; dall’altra il “Dado della pace”, proposto dalle famiglie di SON come simbolo dei valori su cui si fonda la convivenza: rispetto, cura, accoglienza.

Le artiste, Valeria Zanoni e Anna Sutor, sono state coinvolte tramite CBM Italia. Hanno lavorato per un mese alla progettazione, ispirandosi ai materiali raccolti, e realizzato l’opera in quattro giorni di lavoro sul campo. «Il risultato», aggiunge Cristina, «è un murales che intreccia natura e inclusione, due temi portanti del “Giardino in movimento”: non un luogo per chi è in difficoltà, ma uno spazio per tutti, dove le differenze diventano ricchezza e ogni vita è rispettata, umana o animale che sia».

L’inaugurazione del murales è in programma per martedì 27 maggio alle ore 17, durante la Settimana per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza: una scelta simbolica per promuovere, soprattutto tra le giovani generazioni, uno sguardo diverso sulla disabilità e sull’inclusione. «È un’opera collettiva – conclude Cristina – nata dal basso e da un’idea semplice: anche un muro può parlare e può farlo con le parole della cura e della pace».